La Pseudonymous Economy
La blockchain e A.I. stanno davvero cambiando tutto e stanno cambiando il modo principale in cui ci rappresentiamo e rappresenteremo online.
Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti.
Senti solo che c'è.
È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra, nel mondo.
Non sai bene di che si tratta ma l'avverti.
È un chiodo fisso nel cervello.
Da diventarci matto.
Non sono parole mie, è un dialogo tratto da Matrix, il film, che mi è venuto in mente mentre scrivevo questa newsletter sull’identità virtuale.
Descrive la sensazione che ho provato una volta atterrato alle isole Canarie a gennaio ogni volta che usavo i social. Una sensazione, di inutilità e superficialità, mi sentivo forzatamente privato del mio tempo, sentivo malessere interiore a comunicare e fruire le piattaforme.
C’è chi usa i social per mostrarsi, chi per solitudine, chi per noia, chi per lavoro. Io, come immagino molti lettori, appartenevo alla categoria “Li DEVO usare per lavoro”, non che mi dispiacesse fare content creation, ci mancherebbe, ma con il tempo ho iniziato ad avere quella “strana sensazione”.
Mi sentivo dipendente dalla necessità di dover mostrare cosa facessi, cosa pensassi, cosa guardassi.
Condividere anziché vivere.
Sentivo che quel pensiero era troppo importante per non comunicarlo! Quel tramonto era troppo bello per non pubblicarlo! Un pizzico di egocentrismo..
L’egocentrismo che caratterizza la maggior parte dei creators online. È giusto dirlo, è giusto saperlo.
Un tempo invidiavo chi, come Casey Neistat, riusciva a fare 1 video al giorno, creare contenuti bellissimi ed essere fermato per strada.
Ora, dopo aver fatto +100 video su YouTube, Podcast, Instagram e svariate centinaia di foto e video sui vari social, provo quasi pena per lui (nonostante resti uno dei miei idoli, intendiamoci).
Provo dispiacere per chi fatica tanto per crearsi quella gabbia fisica e psicologica.
Fare della propria immagine il proprio brand ha molti risvolti positivi, ve lo posso garantire perché l’ho provato sulla mia pelle e rifarei tutti i video che ho fatto dal primo all’ultimo, ma ha anche TANTI risvolti negativi.
Poco si parla di come risolvere i risvolti negativi di essere un personal brand, qualche accenno al digital detox, togliere le notifiche, non usare il telefono la sera e bla bla bla.. milioni di video identici su YouTube, ma nessuno che risolva realmente l’aspetto psicologico dell’esposizione mediatica costante e della debolezza umana in un ambiente digitale.
E così, anni fa tolsi Facebook, qualche mese fa ho smesso di fare video su YouTube e questa settimana ho disattivato il mio account Instagram. Fatto!
Non sono diventato un eremita sull’isola di Fuerteventura.
Semplicemente non vedo un futuro sano, prospero e sostenibile per un creators in queste piattaforme.
Ancora una volta le crypto, già +10 anni fa grazie all’anonimo inventore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto, hanno illuminato la strada che oggi pare avere sempre più senso.
Questa newsletter esplora il tema dell’anonimato e degli pseudonimi per i futuri creators online.
Telegram è qui 👇
Dopo il sondaggio della settimana scorsa e la schiacciante vittoria di Telegram, ecco il canale in cui sto già pubblicando le varie news che ci sono nel mondo degli NFT!
Lunedì alle ore 12:30 dentro il canale Telegram mi piacerebbe fare una chat vocale con tutti (stile Clubhouse) e vedere un po’ come va, chi vuole dire qualcosa viene e parla, open mic.
[tempo di lettura: 5 minuti]
Ho deciso di utilizzare come copertina di ogni newsletter un’opera NFT di un diverso artista, questa settimana la cover è Cube di PAK, l’anonimo crypto artista che nessuno conosce, ma fra i più importanti della scena NFT.
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La Pseudonymous Economy
Il termine “Pseudonymous Economy” è stato coniato da Balaji Srinivasan qualche anno fa, vi consiglio di seguire Balaji su Twitter dove scrive sempre delle bellissime riflessioni.
Prima cosa molto importante, pseudonimo non significa anonimo, anche se spesso possono coincidere.
Vi faccio un esempio:
Facebook / LinkedIn: gli utenti utilizzano nomi reali.
Reddit: gli utenti utilizzano pseudonimi.
4chan: gli utenti sono anonimi.
Gli pseudonimi non sono altro che una forma di decentralizzazione.
Il nostro nome legale, che potremmo chiamare nome centralizzato, è il nome di stato, il nome per la carta d’identità, passaporto, tessera sanitaria, perché è un nome ufficiale registrato con lo stato. Mentre uno pseudonimo è un nome che registri da solo su qualsiasi rete di computer o che ti inventi tu stesso. Quindi è un nome decentralizzato al contrario del nome registrato con lo stato.
Per esempio, lo pseudonimato di Satoshi Nakamoto, l’inventore di Bitcoin, è stato importante per la decentralizzazione di Bitcoin.
Nessuno può spegnere il network di Bitcoin come nessuno può arrestare il creatore di Bitcoin.
Nessuno può creare falsi scandali sul creatore di Bitcoin.
Nessuno può sbeffeggiare l’aspetto fisico del creatore di Bitcoin.
Nessuno può criticare l’identità di sessuale o di genere del creatore di Bitcoin.
Provate ora a riflettere e guardare la situazione da un diverso punto di vista. Quanti ragazzini si sono tolti la vita perché vittime di cyberbullismo dovuto a identità di genere, sessuale, aspetto fisico?
Penso che attraverso una combinazione di cambiamenti sia tecnici che culturali, legali e sociali, possiamo essenzialmente arrivare a un nuovo equilibrio, un equilibrio post-internet.
Non useremo più nomi reali o nomi legali o nomi centralizzati per internet, ma principalmente pseudonimi.
Oggi lo pseudonimo è già mainstream.
Sembra una realtà ancora molto lontana da noi (se sei boomer è lontanissima) ma già 400 milioni di utenti Reddit utilizzano pseudonimi. Chi è nel mondo gaming conosce molto bene questo tema, nessuno utilizza il proprio nome legale per giocare online.
Perché ne abbiamo bisogno?
Uno dei motivi per cui le persone hanno paura di parlare in pubblico è che se dici la cosa sbagliata di fronte a una folla, potresti essere travolto da uno shit-storm, non c’è bisogno che traduco, la medesima situazione può avvenire online ma in dimensione esponenzialmente più grandi.
Liti, insulti, e shit-storm sui social media sono ormai una routine, tutti siamo personaggi pubblici, tutti possono prendersela con chiunque.
Ricevere un attacco personale, al nostro nome centralizzato, significa un attacco alla nostra reputazione personale, lavorativa e alla nostra rete sociale virtuale.
Il concetto chiave è che lo pseudonimo permette la libertà di parola.
Quando fai un colloquio con un’azienda, sicuramente il reparto delle risorse umane andrà a controllare i tuoi profili social, quello che hai detto, a chi e cosa hai messo like, andrà a vedere quali sono le tue opinioni politiche.
Potresti essere scartato come candidato solo per un like.
Oggi i social utilizzati con nomi centralizzati reprimono direttamente e indirettamente la libertà di espressione.
Persino un semplice dubbio su un tema delicato non è più concesso.
Un concetto molto importante è che se il tuo conto bancario è la tua ricchezza accumulata, il tuo nome reale è la tua reputazione accumulata.
La tua reputazione costruita su internet è la somma dei testi, blog, video, audio, podcast, contenuti di ogni genere che hai pubblicato.
Tutto sotto un unico nome centralizzato.
Se il tuo nome legale subisce un forte attacco, questo impatterà tutte le sfumature della tua vita, e non solo, potrà impattare la vita della tua famiglia o dei tuoi figli, anche se questi ancora non sono nati!
Differenti pseudonimi usati dalla stessa persona limiterebbero il danno ad una sola area della vostra vita o di quella altrui. In finanza si direbbe, diversificazione del rischio.
Se pensi che uno pseudonimo possa solo scrivere senza interazioni video o vocali, ti sbagli.
Una delle startup che stanno sviluppando questa tecnologia è Surreal, con sede in Cina, ed è già in grado di creare il tuo character virtuale che fa i video al posto tuo. Tu devi solo immettere il testo (anche il testo potrebbe essere generato artificialmente da un A.I. tipo GPT-3, ma mi fermo qui altrimenti divento nerd e noioso).
E se non avessimo più bisogno di telecamere, luci, attrezzatura per realizzare video e potessimo invece generarli attraverso poche righe di codice?
Sono sicuro che molti di voi stanno già tirando un respiro di sollievo al solo pensiero di non dover più creare contenuti online ogni settimana, o ancora peggio ogni giorno, per pubblicizzare il loro lavoro sui social, non è vero?
E le riunioni su Zoom in cui oggi usiamo le nostre facce sgranate e mal illuminate? Dovete truccarvi, dovete radervi, dovete vestirvi, ecc.
Penso che molto presto succederà quello che è già successo per i bambini e la generazione Z. Se avete bambini probabilmente lo sapete, non gli interessa comprare vestiti reali ma su Fortnite, per loro è normale comprare vestiti virtuali e accessori per il mondo virtuale.
Quelli diventeranno NFT.
Ed entro il 2030, se non prima, potresti non dover usare più la tua vera faccia, la tua voce e nemmeno la tua lingua o il tuo accento, nel mondo online. Potresti essere in grado di parlare in cinese e così via.
Anziché guardare un monitor o una telecamera saremo in VR (proprio questa settimana Facebook ha cambiato nome in Meta) o usando avatar (NFT) per tutte le nostre interazioni a distanza.
Tutto ciò sta già succedendo e la maggior parte delle persone non se ne rende conto, ma l'economia si è capovolta negli ultimi due anni e la maggior parte dell’economia è ora remota, vale a dire le grandi transazioni, grandi affari, investimenti di venture capital, ecc.
Tutte queste operazioni possono ora avvenire online, non c'è più bisogno di essere di persona.
Cosa c’entrano le crypto con tutto questo?
Un esempio, ENS è un servizio per registrare crypto domini .eth che sono la tua identità nel mondo crypto.
I crypto domini servono per memorizzare l’indirizzo del tuo wallet con cui effettuare i pagamenti, possedere NFT, fare il login sui siti Web3.0 e sono molto più privacy oriented rispetto ai domini tradizionali in cui il provider, o addirittura tutto il web, può sapere tutto di te, nome, cognome, indirizzo di residenza, telefono.
Il nostro dominio .eth converge tutti i nostri dati MA rimane anonimo o pseudonimo e i nostri dati sono criptati e in nostro possesso, non sono più di Facebook.
Capisci ora perché Facebook si è rebrandizzata e sta puntando tutto sul metaverso? Perché se non lo fa è finita.
La newsletter Technicismi di Riccardo Bassetto, che vi super consiglio, proprio questa settimana ha affrontato il tema del metaverso e ogni venerdì parla dei nuovi trend e delle novità legate al mondo dell'innovazione, della tecnologia e del business. 👇
E infine gli NFT.
Gli NFT sono l’anello di congiunzione ma soprattutto il tassello che mancava per sviluppare un’economia tutta digitale.
Nel metaverso i nostri avatar con pseudonimi avranno vestiti, accessori, case, terreni, oggetti, sotto forma di NFT, perché la tecnologia alla base dei Non-Fungible Tokens permette di avere quello che abbiamo nella vita reale, ovvero, scarsità e proprietà.
Come dice Balaji, l’inventore della teoria “Pseudonymous Economy”:
L'economia dello pseudonimo è l'unica via d'uscita dal gioco a somma negativa che sono i social media.
La blockchain e A.I. stanno davvero cambiando tutto e stanno cambiando il modo principale in cui ci rappresentiamo e rappresenteremo online.
Ho speso diverse ore in ricerca per scrivere questa newsletter, se ti è piaciuta ti invito a condividerla con i tuoi amici Creators, lo scopo è imparare come una persona creativa può utilizzare le crypto nel suo lavoro.